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Come da grafico il percorso è
collinare.
Sufficientemente segnalato, anche se nella discesa da Montauto abbiamo perso
i segnali.
Impossibile comunque perdersi perché l'anello è percorribile anche "a
vista".
Lunghezza di 11 km per un tempo totale di ore
3 e 30 min. escluso le soste.
350 metri di di dislivello in salita.
La cartina di riferimento è la carta turistica e dei sentieri 1:25000 "San
Gimignano Volterra" della Multigraphic (Firenze).
Ottima anche la carta 1:25.000 della
Globalmap (Firenze) che però non riporta il tratto dove abbiamo perso i
segnali (forse proprio perché il tratto non è bene indicato ?)
L'intero percorso si può scaricare per GPS
Garmin cliccando qui.
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Questo è il piccolo borgo di San Donato dove
inizia e termina la nostra escursione.
Quattro case quattro, ma non manca la Pieve (vedi foto d'apertura) che
risale al XII secolo e attualmente fa parte di un'azienda agroturistica.
Per notizie sul borgo e la chiesa
cliccare qui. |
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Giornata splendida. Dopo un settembre
all'insegna delle temperature sotto la media, quest'ottobre sembra il
prolungamento dell'estate. Manca la pioggia da molte settimane.
La calda luce del mattino s'infiltra tra le
curve delle colline e si adagia morbida sui vigneti.
In lontananza, oltre il bosco, emerge la
sagoma di Montauto (da Monte Acuto, dove la "c" toscana aspirata scompare
del tutto), a cui piedi nasce la famosa Vernaccia. |
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Cielo azzurrissimo, colori forti e densi, dove
gli alberi, già mezzi spogli, sono il tratto che unisce la terra al cielo. |
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Escursione facile, non adatta - diciamo - agli
alpinisti. Strade bianche, strade
antiche, adatte a camminatori e mountain bikers, da affrontare con
gentilezza, da assaporare lentamente, con la perenne consapevolezza di
essere stati baciati dalla fortuna a nascere in questa regione. |
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E poi lo spettacolo del controluce che trafigge
gli alberi lungo il Botro dei Bagni e inonda di luce i campi e le terre
calde del fondovalle. |
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La stradella è spesso uno spazio più largo tra
una vigna e l'altra, giusto per il transito dei mezzi da lavoro. |
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I borghi di questa parte della Toscana sono
tutti restaurati. Abbandonati dai vecchi contadini che si sono trasferiti
nei centri più grossi, oggi sono luoghi di villeggiatura nell'ambito dei
circuiti agroturistici. Da Montauto
eravamo già transitati nel 2006 lungo un altro anello (anch'esso denominato
Anello dei borghi). Una foto nello steso identico luogo. Per confronto cliccare qui. |
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Il borgo di Montauto. Per notizie sul castello
cliccare qui. |
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Una rara immagine dell'autore di queste foto
(per i posteri: chi era costui?) |
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Particolare del tracciato altimetrico. Dal
chilometro 5,950 al chilometro 6,260, cioè in poco più di 300 metri di
spostamento in orizzontale, ci siamo alzati di quasi 80 metri, con una
pendenza di tipo alpinistico (per il calcolo delle pendenze
cliccare qui). Cosa mai
era accaduto ? |
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Era successo che a quota 194 una bella stradella
in mezzo alla vigne ci ha invitato a oltrepassare il Botro dei Bagni,
distratti come eravamo a cercare fossili (molluschi bivalvi di 2-5 milioni
d'anni fa, quando qui c'era il mare) o a spiluccare i grappoli d'uva
dimenticati sulle viti (ma il segnale rosso c'era?). Superato il borro e
aggirata una vigna abbiamo individuato una specie di sentierino - come si
diceva, ripido - ostruito da tutti i tipi di vegetazione spinosa che si
possa immaginare. L'ultimo a passarci doveva essere stato qualche anno fa un
cinghiale di piccola taglia (poi anche i cinghiali devono aver
desistito).
Avremmo dovuto invece proseguire e traversare più avanti su comoda stradella
come si nota sulla carta.
Tant'è.
Il senso d'orientamento non ci manca e - apparentemente andando a
caso - siamo sbucati proprio sulla strada bianca giusto nei pressi del
podere la Fornace ritornando sul tracciato. Un modo come un altro per
rendere più pizzichina la gita.
Naturalmente solo a casa, riaprendo la cartina, ci siamo accorti del punto
dove abbiamo fatto la deviazione.
In rosso il percorso giusto, in verde il
nostro "taglio". |
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A proposito di tagli. Siamo usciti dalla "selva
oscura" ( che da lontano sembrava un bel boschetto) con le mani e le braccia
un po' sanguinanti causa spine, ma - appena fuori come nella foto a lato -
felici dello scampato pericolo.
Per apprezzare il bello delle cose, come
sempre, bisogna aver conosciuto il brutto. |
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Appena fuori, ancora un po' di passi inclinati in
avanti, ed eccoci sulla sterrata quasi piana (vedete ? basta aspettare che
il bello prima o poi arriva) da cui si può ammirare - lontanissimo
(indicatore rosso sulla foto) - il borgo di partenza. Siamo a metà
escursione. |
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Però ... visto da qua il pendio sembra una dolce
pendenza.
Ma l'incanto di questo luogo è nel confondersi dei colori: il rosso il
giallo il verde della vigna, gli alberi gialli e verdi lungo il fosso, il
verde cupo del filare dei cipressi, il marrone cangiante della terra
arata. Senza trascurare l'azzurro del cielo.
Occorre tutta la tavolozza del pittore per completare il quadro. |
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I filari si dirigono perfettamente paralleli
verso il botro e di là risalgono sulla riva opposta formando delle
chiazze di colore dal verde al giallo al rosso addirittura sulla stessa
pianta.
E' il culmine della transizione tra l'estate e l'inverno.
Per approfondimenti sulla "vernaccia di San
Gimignano"
cliccare qui.
In mezzo ai filari, sul terreno, occhieggiano
frammenti di coni, turritelle, pecten ed altri piccole conchiglie e non è
difficile trovarne qualcuna col guscio perfettamente conservato da qualche
milione di anni. |
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Un vecchio carro in pensione aggiunge la fatica
del lavoro ad un' immagine "bucolica": la natura non è solo bellezza, ma è
(stata) soprattutto sudore. |
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Non vi sembra che manchi qualcosa?
Se avete risposto: " le auto " avete di certo
capito perché queste colline sono così attraenti per una piacevole
escursione. |
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Dal crinale del colle di fronte la vista di
Montauto con alle spalle - quattro chilometri più lontano - San Gimignano.
La strada sterrata che scende tra bosco e vigneto è ricca di conchiglie
fossili.
La storia del mondo è così lunga che nulla resta immutato. Una volta qui si
nuotava. |
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Se ci pensate bene l'escursionismo è una scusa
per stare insieme.
Insieme si ammira il paesaggio.
Insieme si fatica ( e si suda come in questa occasione).
Insieme si commenta il bello dello stare insieme. |
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Può anche accadere però che si possa
approfittare di una intersecazione con una strada asfaltata per riposarsi un
po' nel mentre qualcuno va a prendere l'auto, risparmiando l'ultimo
chilometro (che sembra sempre il più lungo).
Escursionismo uguale a "stare insieme". Stare
insieme uguale a "assecondare i bisogni di ciascuno". Se uno è stanco si
riposa. Fare trekking non significa partecipare a una gara. |
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Però chi si riposa si perde un bello spettacolo:
un sentiero selciato in stile medievale che corre in mezzo a un bosco di
erica e corbezzoli. Mai visti in vita nostra tanti corbezzoli carichi di
frutti come nel tratto di bosco che corre parallelo alla strada asfaltata
tra Ranza e San Donato. |
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Alla fine arriva qualche nuvola che dà solo un tocco
pittorico alla scena - in stile Van Gogh - senza compromettere la bellissima
giornata. |
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L'escursione si conclude a Castel San Gimignano.
Ad un barrettino, come è giusto che sia quando, stanchi e rilassati, si ha
bisogno di un caffè per "rientrare" nella vita di tutti i giorni. |